A chi gioverà la candidatura di Orlando? Emiliano si smaschera: il PD non è un partito ma un'alleanza programmatica.
Ma è una buona o una cattiva notizia per il fronte “renziano”?
Va a vantaggio o svantaggio di Matteo Renzi la candidatura dell’ex giovane turco, Orlando?
Certo è che l’affermazione di Orlando di candidarsi contro “la prepotenza” - come avanzato in un tweet dallo stesso Orlando - suggerisce una candidatura a sinistra.
L’accenno alla prepotenza richiama infatti alle orecchie quell’ “l’arroganza” che, nella pubblicistica vicina ai fuoriusciti - immemore di ben’altre arroganze tra Arcore e Genova -, aveva rappresentato l’accusa principe a Matteo Renzi.
La candidatura di Orlando dunque sembra rivolgersi al bacino elettorale della minoranza dem e dello stesso di Emiliano.
Emiliano dal canto suo oggi giustifica la propria “quasi fuoriuscita” e il suo schierarsi contro il partito per il “no” al referendum appellandosi al programma del PD alle politiche del 2013. In quel programma, ha argomentato Emiliano a “L’aria che tira”, non erano menzionate le riforme costituzionali realizzate da Matteo Renzi.
Le parole del Governatore pugliese e magistrato denunciano un’amara verità: il Re è nudo.
Il PD non è mai stato un partito bensì nasce ed è rimasto, fino all’avvento di Renzi, una mera alleanza programmatica.
A connotare un partito è l’esistenza di un idem sentire e di una visione condivisa.
Se a tenere uniti gli esponenti di partito è la sottoscrizione di un programma, possiamo definire il Pd in molti modi ma non "partito".
Gli esponenti del PD non seguono la linea dettata dal segretario eletto alle primarie popolari e si sentono invece legati alla lettera di un patto di non belligeranza la cui natura transitoria è nelle cose. Votare per Emiliano sarà votare anche per bloccare il PD a questo stadio notarile e impedirgli di evolvere fino a divenire finalmente un vero partito.
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