Quelli che non volevano le primarie subito perché il Paese ha bisogno di un governo fino a fine legislatura hanno appena cominciato a fare il tiro al piccione. E siamo solo all’inizio.
Oggi sotto tiro è Dario Franceschini Ministro della Cultura. L’hastag è tra i trend topic di Twitter. Alla voce #Franceschini si sprecano gli appelli alla diaspora PD per “cancellare” niente po’ po’ di meno che la riforma di Franceschini dei beni culturali. Pretesto della fiammata, un rotondo ammonimento di Tomaso Montanari sull’Huffington Post: una montagna di baggianate ma dette bene.
Nell’ordine il commendator Montanari se la prende con l’abolizione delle soprintendenze e con la concezione di una cultura riservata ai ricchi così come emergerebbe dalle iniziative commerciali accostate ai beni del patrimonio culturale.
Ovvio il commenda in rosso in pieno stile postbellico vuole mantenere le soprintendenze che invece Franceschini con i quattro soldi schifidi del suo Ministero della Cultura vuole eliminare. E poi Franceschini vuole monetizzare sui musei.
Montanari (quello sponsorizzatissimo da D'Alema, per intenderci, che lo voleva mettere assessore nella giunta Raggi) dice che così che la cultura non raggiunge il popolo. Non si sa dove sia stato il Montanari negli ultimi vent’anni di musei desertissimi!
Franceschini ha invece istituito la prima domenica del mese in cui si può accedere gratuitamente a siti resi di maggior richiamo proprio grazie a quelle iniziative di monetizzazione così poco eleganti che al dalemianissimo non piacciono.
Scendendo nel merito risponderemo alle speculazioni più macroscopiche.
Innanzitutto il Ministero della Cultura ha pochi fondi, meno degli altri, per cui tra i tanti addebiti capziosi il più ingiusto è quello dei danni del sisma in centro Italia. Lo scempio del terremoto non può essere certo addebitato a Franceschini, pare evidente.
Vi è poi il vero nocciolo dell’attacco di Montanari, la contrarietà ad abolire le sovrintendenze. Montanari difende le soprintendenze in nome di un non ben definito patrimonio diffuso ma in realtà si erge a baluardo di uno degli infiniti gangli del potere su cui il prequel comunista del Pd mise gli uomini chiave. Le soprintendenze rientrano nella mappatura organica con cui la sinistra di concezione postbellica gestì mezza Italia per agire tramite la leva del veto sulla stanza di bottoni da cui era rimasta e rimase esclusa.
Una visione vecchia e inutile in un Paese oggi non più a rischio di guerra civile. E suicida per lo stesso Pd che, dopo essere arrivato al Governo non può più avere ascendente sul rivendicazionismo popolare e vantare la conseguente capacità di controllo sulle masse. Sempre che di masse ora come ora si possa parlare.
La controprova dell’afflato tutto strumentale dell’attacco di Montanari sta nel fatto che egli non menzioni una cosa che una per salvare il salvabile e realizzare il benefico irraggiamento culturale del nostro patrimonio al pueblo.
Del resto a soprintendenze pienamente vigenti negli ultimi venti anni il pueblo si asserragliava in Costa Smeralda per spiare le celeb di Lele Mora. Montanari venga proponendo qualcosa di pratico, poi lo ascolteremo.
Franceschini dal canto suo ha agito sul piano della pragmaticità nell’ottica di portare benefici concreti e misurabili. Ha conferito ai beni culturali un valore mercantile e poi ha istituito l’ingresso libero ogni prima domenica del mese con 430 siti archeologici, museali, monumentali aperti al pubblico del tutto gratuitamente.
Prima al museo non ci andava proprio nessuno ora con la gestione Franceschini non solo entrano soldi ma la gente a vedere le cose belle ci va di più: 22 mila visitatori solo per l’area del Colosseo a Roma nella prima domenica di febbraio, un successo che si replica ogni mese.
L’attacco a Franceschini è semplicemente immotivato o meglio è ispirato dalla prevedibile strategia di logoramento con cui D’Alema, dalemissimi, e cosisti rossi ora affrancatisi dal Pd fanno e faranno sempre di più il tiro al piccione contro un Governo che dicevano di voler preservare.
E tanto più infieriscono e infieriranno sulle personalità chiave del progetto di costruzione di un’Italia diversa.
Monica Montanari
Fonti
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