Il logoramento c'è e si vede nella direzione PD di ieri, assediata fuori dai violenti col saluto fascista, assorbita all'interno da dichiarazioni rituali e dall'ultima sceneggiata di Michele Emiliano.
La direzione PD oggi è stata un evento eccezionale.
Non è presente Matteo Renzi che, dopo le dimissioni, avrebbe potuto partecipare su invito e senza partecipare alle votazioni. Non sono presenti i bersaniani che confermano così la scissione avvenuta.
Alle porte del Nazareno si sono concentrati i “taxisti” romani esprimendosi contro l’emendamento Lanzillotta a suon di cori fascisti, saluto romano, bombe carta e tirapugni, il tutto supportato dalla Sindaca Virginia Raggi che ha espresso la propria solidarietà agli squadristi del tassametro.
Se la discussione in direzione fosse proseguita secondo la linea dettata dai primi interventi, continuando il balletto di cordoglio - di maniera - per l’avvenuta scissione e appellandosi genericamente alla necessità di una discussione programmatica, sarebbe infine risultata solo un noioso esercizio stilistico sul tema: “L’unità tra diversi è possibile”.
Bisogna dunque ringraziare i 3 interventi degli “ex fuoriusciti” della giornata.
Si comincia con Cuperlo, mellifluo, che suggerisce la ragionevolezza di un congresso rimandato a luglio, un Boccia inacidito che vuole negare la possibilità dell’ex segretario di candidarsi alle primarie e, infine, come annunciato, un Emiliano, definitivamente in conflitto con se stesso che si candida alle primarie di quel partito che non più tardi di domenica sera aveva dichiarato di essere “obbligato” a lasciare insieme a Rossi e Speranza.
Eh sì.
Emiliano resta e lo fa eliminando i suoi più temibili avversari. Diversamente infatti il magistrato avrebbe dovuto spartire con Speranza e Rossi il medesimo bacino elettorale “antirenziano”.
Ma il governatore della Puglia non si limita alla candidatura. Chiude infatti il suo intervento con una serie di affermazioni fortemente insultanti riguardo l’ex segretario Matteo Renzi:
«Mi candido nonostante l’intenzione evidente del segretario uscente di vincere con ogni mezzo. Ha gestito il potere politico, economico e mediatico. Ha fretta, perché non vuole rinunciare alla sua posizione dominante, perché non vuol dare tempo agli altri di girare il paese e mostrare i suoi limiti (…) si è inventato un congresso con rito abbreviato, da celebrare se facciamo i bravi a inizio di maggio (…) tiene tutti sotto la spada di Damocle di andare ad elezioni anticipate».
Viene naturalmente da chiedersi quanto giovi l’unità ad un partito quando per ottenerla è necessario includere visioni politiche diametralmente opposte a quella prevalente -nel migliore dei casi- se non dare spazio a una scarsa propensione alla lealtà - nel peggiore.
Valda Campochiaro Montanari
Fonti:
AAVV, Emiliano resta nel Pd: “Mi candido alla segreteria. Questa è casa mia, nessuno può cacciarmi” La Stampa
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