L'Italia rischia il commissariamento. Grazie amico Giannini, per aver sostenuto la campagna del “no” alle riforme. Avevamo detto che sarebbe stato il disastro. E così è stato.
Repubblica, giornalisti Rai di fede dalemiana, berlusconiani non paghi di aver già abbondantemente rovinato il Paese, per non parlare della minoranza interna del PD sono tutti colpevoli di aver convinto gli Italiani che fosse una bizzarria voler un Paese governabile.
E ancora mentono e aggravano la loro colpa del marasma in cui siamo.
Perché le riforme costituzionali per dare ordine al Paese erano inevitabili dopo che la Corte aveva fatto il Consultellum e restaurato il sistema elettorale proporzionale in un’Italia tripolare.
Napolitano era giunto al punto di “ricattare” il Parlamento dimostratosi incapace perfino di scegliere un successore: se non fate le riforme non mi presto a fare di nuovo il Presidente della Repubblica.
Del resto le giornate convulse dell’elezione del Presidente della Repubblica, nell’aprile 2013, sarebbero dovute più che bastare a una classe dirigente responsabile.
Chi non se lo ricorda?
Il Parlamento incapace di svolgere una funzione cruciale nel sistema repubblicano come la scelta dell’unica figura unitaria e super partes. Le piazze piene, Montecitorio assediata, l’esaltato che spara e colpisce due carabinieri Francesco Negri e Giuseppe Giangrande riducendo quest’ultimo su una sedia a rotelle.
Non è bastato.
La storia coprirà di disprezzo la classe dirigente del “no” e i cittadini che l’hanno seguita votando “no” al referendum costituzionale.
Monica Montanari
Fonti
Massimo Giannini, «Il paese dell’immobilità», Repubblica, 1 febbraio 2017Ti è piaciuto l'articolo?
Nessun commento:
Posta un commento