Guerra dei sondaggi, tutto sembra appeso a questo. E quello più recente di Pagnoncelli pubblicato oggi su Corsera smentisce le rilevazioni divulgate a "Porta a porta" di Ipr e Tecnè realizzati a fine Gennaio.
Il Pd scisso perderebbe solamente 3 punti secondo Pagnoncelli e, sopratutto, la base Pd è ancora tutta con Renzi, per il 67%, solo di un punto al di sotto della percentuale ottenuta dall'ex Presidente del Consiglio quando vinse le primarie.
I dati di Nando Pagnoncelli si configurano dunque come la migliore risposta all’ultimatum di Cuperlo.
«Dimettiti domani,» ha dichiarato Cuperlo in apertura della riunione della sua corrente SinistraDem stamane al Nazareno, la sede romana del PD.
Lo show down di Cuperlo - il più dialogante tra gli avversari di Renzi - è una risposta all’apertura avanzata due giorni fa con cui Matteo Renzi si mostrava disponibile a cedere su quasi tutto.
In un’intervista di Renzi all’edizione serale del Tg1 di Giovedì 2 febbraio e nell’intervista rilasciata nelle stesse ore a Massimo Franco del Corriere della Sera prendeva corpo una strategia: mettere la palla in campo avverso lasciando alla minoranza l’onore e l’onere di avanzare una proposta - così ben mettevano a fuoco nel pomeriggio i commentatori del gruppo FB “Per Matteo Renzi Insieme” . E infatti la tattica ha avuto successo.
Gli avversari invitati a dichiarare il loro prezzo non hanno avuto altra via che un ultimatum destinato per definizione a chiudere trattative non a farle evolvere.
Il cerino della responsabilità della scissione resterà in mano a coloro che non hanno accolto l’apertura di Renzi.
Sebbene Gianni Cuperlo abbia dichiarato nella medesima occasione:
«Se una scissione dovesse compiersi, come è possibile, nessuno potrà sollevare il leader e il gruppo dirigente da quella responsabilità.» Il cerino è rimasto in mano a lui.
È stata una scommessa fondata da Renzi sul fatto evidente che la scissione si era già consumata tra gli elettorati, prima di tutto, senza lasciare agli avversari alternativa se non quella di uscire allo scoperto.
Ma il “dimettiti domani” di Gianni Cuperlo ha un altro vulnus gravissimo. Esce praticamente in contemporanea con il sondaggio di Pagnoncelli che dà la base PD al 67% con Renzi.
Chiamiamo “base” il campione di Pagnoncelli mirando alla sostanza. Pagnoncelli lo definisce come “coloro che interessati alle primarie voterebbero PD”. Tra costoro il voto andrebbe a Renzi secondo percentuali sostanzialmente invariate dal 2013.
Si potrebbe obbiettare che vi è differenza tra elettori che votano alle primarie e iscritti al PD. Ma quale sostanza avrebbe un argomento del genere? È tutto da vedere se sia più affidabile la comunità degli iscritti.
Solo per fare un esempio si pensi al tesseramento di massa pagato con unica carta di credito per ben 400 persone in Puglia trasferitesi in blocco al PD nel febbraio dello scorso anno con la benedizione di Michele Emiliano.
I signori delle tessere sanno bene quanto richiamarsi agli iscritti e non all’elettorato possa piegarsi a realizzare accordi tra componenti che passano sopra la volontà e l’orientamento della base del partito. Quella vera, quella che ti sostiene.
Questo aspetto della questione “dimettiti domani” di Cuperlo è la più grave con la sua scoperta mentalità d’apparato e col fregarsene di ciò che davvero vogliono gli elettori del suo partito.
Monica Montanari
Fonti
Sulle dichiarazioni odierne di Cuperlo si veda Repubblica
Sui sondaggi Ipr e Tecnè di fine gennaio si veda Il Fatto Quotidiano
Sul tesseramento di massa di Emiliano si veda il Corriere della Sera
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