sabato 4 febbraio 2017

Renzi stravince nei sondaggi? Ve l'avevamo detto che aveva i numeri

Renzi tiene nel Paese e stravince nel partito, quando i numeri hanno la testa dura.




Il sondaggio pubblicato oggi da Repubblica svolto da Demos per Atlante politico ha chiuso i test Giovedì 2 febbraio, a sera tardi. I giornali del mattino avevano parlato della chat di Virginia Raggi, del dossier contro De Vito e della questione del conflitto di interessi nella nomina del fratello di Marra. Ma al momento delle interviste, la notizia che Raggi era stata convocata in un luogo protetto e segreto per un interrogatorio non si era ancora diffusa, dunque il bubbone doveva ancora scoppiare.

Eppure il M5S ha fatto subito registrare la perdita secca di due punti, mentre il Pd malgrado risse e scissioni ha avuto un calo di solo mezzo punto percentuale. Con la flessione dei due maggiori partiti, seppur in misura tanto diversa, potrebbe cominciare a delinearsi il livellamento indotto dal proporzionale.

La fiducia per Renzi intanto resta altissima secondo Ilvo Diamanti e l’Istituto Demos: al 36% contro il 47% di Gentiloni malgrado i due mesi di assenza mediatica. Si consideri il rituale sondaggio di Pagnoncelli del venerdì sul Corriere della Sera di oggi, per il quale il 67% degli elettori PD interessati alle primarie voterebbe per Renzi, una percentuale che scende solamente al 59% comprendendo nel campione gli intervistati dichiataratisi interessati alle primarie ma non elettori PD.

Si noti come quel 67% di preferenze che Renzi otterrebbe dentro il perimetro del PD è molto vicino al 68% ottenuto nelle primarie del 2013.


Di D’Alema intanto non si parla più. A farlo resta Nando Pagnoncelli che sul Corriere gli attribuisce un 8% potenziale riducendo di molto la cifra avanzata dall’anziano uomo politico datosi al 15%.

Pagnoncelli inoltre comprende in quel’8% anche il 4% già complessivamente ottenuto dalle piccole formazioni a sinistra del PD. Vale la pena di ricordare comunque che il potenziale di lista è sempre di molte volte superiore alla preferenza conferita poi dagli elettori e che, inoltre, Pagnoncelli stima solamente in un 3% gli elettori che lascerebbero il PD per votare per D’Alema.

Nei fatti risulta sempre più evidente la non spendibilità politica di un D’Alema all’estrema sinistra, non con la sua storia.


Già ma con che legge si andrà al voto? Al momento è scontro tra i fautori del premio di coalizione e quelli del premio al partito mentre nessuno parla più di Mattarellum.

Ancora è del tutto in predicato perfino la data delle consultazioni.  La sensazione è quella di un’orda che ripete ossessiva “no elezioni” accampando i pretesti più vari: legge elettorale impossibile da modificare in tempi brevi, scadenze internazionali, impraticabilità di una sfiducia tecnica e così via.

Il coro si intona con tutta evidenza alle esigenze interne al PD di coloro che vogliono un congresso per sperare di mettere da parte Matteo Renzi.

Delineato il quadro viene da chiedersi che cosa non abbia capito Gianni Cuperlo e tanto meno sembrano aver capito altri ancora più ostici.

Il PD è di Renzi, sta con Renzi, vuole Renzi.

L’insistenza per un congresso lascia senza veli chi lo richiede con l’intenzione del tutto evidente di sovvertire questi equilibri con nuovi patti tra le componenti,  a spese della base e degli iscritti, perché della base, alle avanguardie incanutite del Pd, non può, come si dice, fregare di meno.


Monica Montanari



Fonti


Sondaggio Demos: La Repubblica
Sondaggio di Pagnoncelli : Il Corriere della Sera
Sulla legge elettorale in discussione - La Stampa



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