Erico Letta ieri a Di Martedì ha dato voce ufficiale a ciò che possono sembrare illazioni maligne. Uscito allo scoperto ha dichiarato che il re è nudo.
Che Renzi levi i capilista bloccati e si modifichi la legge elettorale.
Ecco il retroscena.
La minoranza Pd e fuoriusciti sono indisponibili modificare la legge elettorale se Renzi non toglierà i capilista bloccati. È in corso una partita di poker.
L’ex premier nasconde il viso sotto la tesa del cappello e sfida gli avversari a dimostrare che lui non sia disponibile ad andare al voto con la legge esistente. E nulla si muove. Gli altri scalpitano. Se davvero Renzi non cederà, gli epigoni della ditta perderanno definitivamente il partito.
Ed ecco le contromosse: puntare a elezioni a scadenza naturale della legislatura per logorare Renzi e sgretolare il suo tesoretto di voti del Sì. E intanto fare pressing. La montatura giornalistica sulla Consip in questi giorni ne è un esempio. Così come lo spazio mediatico su stampa libera e tivù data agli avversari di Renzi. Ieri è andato online sul Corriere della Sera un servizio video che confrontava la sezione chiusa del PD di Rignano con quella festante di Consenso che accoglieva D’Alema a pochi chilometri di distanza.
D’Alema definiva il Pd un “cerotto strappato” in un quadretto anni ’50 che ve lo raccomando ma con un po’ di musica trascinante l’idea era: dove c’è Renzi c’è morte, dove c’è D’Alema c’è vita. Sempre a commento del “cerotto strappato” di D’Alema oggi il Corsera riportava la rubrica “Il Caffè” tenuta da Massimo Gramellini senza tuttavia intaccare gli effetti cinema del servizio girato a Ringnano e a Firenze.
Perché dunque anche un giornale come il Corriere si presta? Ok sarà pieno di dalemiani ma il motivo è che alla classe dirigente del Paese - o a quel che ne rimane - che si levino - o no - i capilista bloccati non interessa né punto né poco. Ciò che il bocco economico desidera è una legge elettorale che assicuri governabilità. E qui si salda il pressing per togliere il blocco alle liste: fuoriusciti, minoranza PD e grandi interessi economici uniti nel tentare di forzare la mano a Renzi.
Matteo Renzi è però passato alle contromosse che in ordine di tempo sono le seguenti:
Ha detto chiaro e tondo che non si farà ricattare dal pressing mediatico giudiziario sul padre. Si veda intervista rilasciata a Lilli Gruber a Ottoemezzo.
Fa balenare a fuoriusciti e minoranza interna il rischio di restare completamente emarginati: Renzi sembra avviato a rendere credibilmente praticabile e culturalmente difendibile un’alleanza strategica centrista. Si veda il ticket con Martina (ex DS e corrente "Sinistra è cambiamento") e la rivendicazione degli ideali di Zaccagnini nella replica contro Grillo che lo aveva accusato di aver rottamato il padre.
Vi è stata poi la promessa di ridurre il cuneo fiscale, vero e proprio chiodo fisso di Confindustria, avanzata ieri da Paolo Gentiloni per blandire gli interessi economici. (Aggiornamento dell'ultimora: su questo elemento d'analisi c'è una novità: Renzi si è dichiarato dubbioso su questo provvedimento e dunque invece di cercare l'appoggio degli industriali sembra prenderne le distanze)
Infine la più decisa contromossa renziana: l’inchiesta parlamentare a tutto campo sulle banche annunciata ieri con un lungo articolo dello stesso Renzi sul Sole 24 ore, un approfondimento che non potrebbe non spingersi a esaminare l’acquisizione - da parte del Monte dei Paschi di Siena - di Banca 121, banca del Salento da sempre feudo elettorale dalemiano.
Deve essere chiaro che la stangata finale la darà Grillo o la darà Renzi. A decidere la partita sarà il tempo che impiegheranno i confindustriali per capire quanto sia miope imperniare la loro strategia su D’Alema & Co., una classe dirigente che malgrado le leve su territori e categorie è generazionalmente decotta e con numeri ridicoli nel consenso del Paese.
Monica Montanari
Fonti e Documenti
Corriere ieri fa cinema su DalemaGentiloni riduce il cuneo fiscale sull’Huffington
Renzi e le banche sul Sole 24 ore
Renzi e le banche sull’Huffington post
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