Tutti i giornali titolano sulla grande paura di una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Una guerra che senza Europa dovremmo condurre bilateralmente noi e Trump con la forza della Vespa e della mozzarella.
Una guerra dichiarata ufficialmente dal segretario al commercio Americano Wilbur Ross pochi giorni fa e che induce il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a firmare due decreti per dire che da oggi finisce l’era in cui c’è chi ruba la prosperità dell’America con le politiche commerciali.
Ma noi potremmo mai fare a meno dei computer Apple e pensare di costruirli in casa nostra ai prezzi attuali? Basterebbero i portafogli italiani vuoti a riempire le casse dell’industria Italia? La domande sul libero scambio si riducono a questo.
E come faremo con i nostri magri stipendi a vestirci senza i banchetti dei cinesi con i pantaloni a tre euro? Hai visto mai che ancora una volta Renzi ci è arrivato per primo, a proporre una Europa patria vera?
Un’Europa da eleggerci in via diretta il Presidente e un pezzo di Parlamento con partiti internazionali? Hai visto mai che la bufala del protezionismo fuori dall’Euro ci lascia alla mercé - noi piccolo paese - del contraente più forte?
Mentre gli italiani riflettono, coloro che lo hanno già fatto si mettano all’opera con le macumbe perché vinca Matteo Renzi nella testa della gente, che vinca lui e il suo elenco di priorità su ciò che è necessario alla ripresa del nostro Paese.
E poi quale coerenza è rintracciabile in chi si dichiara a favore del protezionismo e poi lamenta da mesi le sanzioni antirusse che strozzano gli scambi con il Paese di Putin? Solita confusione in casa cinque stelle con il rischio che la politica dei risultati zero si estenda a tutti noi.
«Siamo un piccolo Paese di appena 60 milioni di abitanti che tuttavia ha una forza evocativa e suggestiva nel mondo micidiale, — ricordava ieri Renzi dal suo profilo FB.— In questi anni abbiamo finalmente impostato una strategia sull'export con risultati evidenti (+ 19 mld di surplus commerciale) ma ancora non basta.»
Concludiamo con le sue stesse parole:
«Chi fa paura sul futuro, fa notizia. Ma chi fa progetti sul futuro, fa politica.»
La differenza con i populismi, alla fine, è tutta qui.
Monica Montanari
Fonti e Documenti
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