Valore e potere sono una dicotomia classica dell’antropologia culturale. Nelle società il valore sembra accreditato solo a soggetti privi di potere. L’inversione valore - potere è una chiave antropologica per spiegare le differenze tra la condizione della donna al Nord e al Sud del Paese, per esempio. Al Sud la donna ha tanto più valore quanto minore è il suo potere. Il discorso vale anche per la politica.
A Emma Bonino tutti sono disposti a riconoscere il massimo del valore forse proprio per il fatto di non conferirle potere. Su questa base occorre che gli splendidi del gruppo dirigente renziano si facciano le ossa a cominciare da Matteo stesso e da Maria Elena Boschi.
Hanno potere e se vogliono averne di più non ne facciano una malattia e si abituino a venire disprezzati. È fatale.
Vadano avanti a muso duro per realizzare le cose per le quali tanta gente, tredici milioni di persone, sono disposte a dar loro potere, più potere di quanto ne abbiano mai avuto. Ci riferiamo al progetto di svecchiamento istituzionale, elettorale, amministrativo, economico.
Eliminazione di un ramo del Parlamento, legge elettorale francamente maggioritaria, eliminazione della burocrazia difensiva, riforma della giustizia nel senso della common law, eliminazione degli ordini, dei patentini, delle licenze etc… Creazione di una grande piattaforma "lavora con il gov" dove tutti possano mettere on line i propri servizi e il governo nazionale e locale sia chiamato a scegliere in chiaro, senza gare d’appalto ma mettendo in evidenza le ragioni della propria scelta.
Al minuto 15,48 del "Matteo Risponde" di ieri, rispondendo a Michele che lo incalzava sul dimezzamento del parlamentari, Renzi ha allargato le braccia: «Ho già dato.»
Ma se vuole ambire ai 13 milioni di sì referendari dovrà pensarci bene. Voler piacere a tutti è stato il punto debole di Berlusconi. Renzi se ne guardi.
È il momento della forza, non della simpatia.
Monica Montanari
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